domenica 29 marzo 2015

TORTA VENTINOVE

torta carote vegan

Buongiorno a tutti. Oggi è il mio 29esimo compleanno.
Giornata di riflessione, volente o nolente, l'ultimo giro di boa prima dei trenta.
Tra le altre cose, oggi pensavo al mio rapporto col cibo.
E' cambiato nei mesi e negli anni. E' cambiato nella quantità, nella qualità, nella scelta della tipologia andando via via a selezionarsi sempre di più e allo stesso tempo a ricercare/riscoprire.
Da cibi industriali o di dubbia fattura (origine animale annessi) a quelli vegetali, sempre più verso la semplicità, verso l'essenziale, verso un'alimentazione più "pulita". Alla ricerca della pace con la bilancia, non ancora totalmente trovata.

Perchè si, siamo quello che mangiamo.
E'questa la nostra medicina, non la pillolina che bigpharma ci fà mandare giù nel momento più sbagliato (ovvero quando il nostro fisico manda un segnale forte che qualcosa non và e noi pensiamo bene di soffocare il sintomo non interessandoci alla causa).
Gli scivoloni non sono mancati, e non essendo perfetta non mancheranno in futuro, ma un pochino meno spero. Cerco di migliorare, di evolvere, di mettere in discussione.

Cucinare è creatività, l'ho amato da sempre. Cucinare è prendersi cura di se e degli altri.
E' come coltivare una piantina e vederla crescere e raccogliere i frutti.

Ok, stò diventando logorroica ^-^ , ecco la ricetta della torta che ho preparato per oggi; in pratica un torta di carote e mandorle con crema pasticcera al limone.

Per la torta
(spunto della ricetta qui)

- 130 gr di farina integrale (o quella che vi piace di più)
- 350 gr di carote grattugiate (o tritate)
- 100 gr di malto
- una manciata di mandorle tritate
- un bicchierino di liquore dolce (io ho usato un rum al cocco)
- 40-50 gr di olio di girasole bio
- 3 gr di cremor tartaro
- mandorle a lamelle
- vaniglia in polvere

Per la crema:
(spunto della ricetta qui e qui)

- mezza tazza di cous cous
- una o due tazze di acqua
- buccia di limone
- vaniglia in polvere
- 3- 4 cucchiai di malto (io avevo quello di mais)

Partiamo dalla base.
Impastiamo con le mani le carote, la farina, l'olio, il liquore, il lievito, le mandorle tritate, la vaniglia e il malto. A me è andato bene così... Ma se vi pare secco potete aggiungere all'impasto un goccio d'acqua o latte vegetale.
Io ho voluto creare una base bassissima in una teglia per poterla stratificare, ma nulla vieta di fare una torta vera e propria o perchè no dei cupcake.
Mi sono regolata col forno a 180-200°C per 40- 50 minuti nel ripiano centrale.
Una volta cotta (prova stecchino), l'ho messa a intiepidire.

Nel frattempo procediamo con la crema.
Mettiamo un paio di bicchieri d'acqua in una casseruola e portiamo a  bollore. Tuffiamo il cous cous, copriamo e aspettiamo che si idrati per bene almeno 15- 20 minuti.
A questo punto valutiamo la quantità d'acqua:
-  Se è stata totalmente assorbita ne mettiamo un altro pò (poco per volta) frullando fino a ottenere una bella crema densa;
- Se ne è "avanzata" già di quella calda ne togliamo una parte e aggiungiamo solo quella che serve.
 Ovviamente questa crema si presta a una miriade di preparazioni. Io la prima volta l'avevo fatta troppo densa ed era ottima come budino ma non speciale come crema, questa volta tenendola più liquida è perfetta come pasticcera.
Aggiungiamo il malto e tutti gli aromi scelti (in questo caso buccia di limone e vaniglia).
Per rendersi conto di come sarà la crema sarebbe opportuno aspettare fosse fredda, io non l'ho fatto ed è risultata un pochettino troppo liquida. Mea culpa.

Ora taglio a metà la torta, su una prima parte metto la crema, poi ricopro con l'altra metà della base.
Sulla superficie dispongo uno strato sottile di malto e le mandorle a lamelle che rimarranno al loro posto.
Una cosa totalmente estetica... Ma anche l'occhio vuole la sua parte.
Il cibo lo si gusta anche con gli altri sensi in fondo.



giovedì 26 marzo 2015

PATE' SFIZIOSO MELANZANE E PORCINI

pate' vegan no latte melanzane porcini

Buondì a tutti,

Oggi voglio condividere con voi una salsina ottima per accompagnare i cibi neutri (come verdure grigliate o al vapore) o da spalmare sul pane o sui crostini.
La avevo comprata al supermercato più volte una crema di questo tipo, e tutte le volte mi lamento che è troppo unta, buona ..Ma c'è troppo olio.
Difetto che riscontro in quasi tutte le salse "salate" (es. patè di olive, carciofi, pomodori secchi ecc ecc.. ).

Così questa mattina ho dato un occhiata agli ingredienti sulla confezione cercando di riprodurla il più fedelmente possibile.
Ci occorrono :

- una melanzana grande
- due manciate circa di porcini secchi messi in acqua calda per almeno un oretta
- uno spicchio d'aglio
- sale, pepe, origano
- un filo d'olio exravergine

Per prima cosa cuociamo la melanzana, io ho tagliato verticalmente delle fette spesse e passate in padella; avendo più tempo la si può cuocera al cartoccio in forno (facciamo dei tagli sulla melanzana e la avvogiamo con carta allunminio, poi in forno a 200°C circa per almeno mezz'ora) o perchè no al vapore.
Ora quando si è un pochino raffeddata togliamo la pelle e la frulliamo con lo spicchio d'aglio e i funghi... Se occorre aggiungiamo acqua.
Ora regoliamo sale e pepe, aggiungiamo origano e un filo d'olio. Pronta!

martedì 17 marzo 2015

POLPETTINE DI COUS COUS E ZUCCA


 
 Ciao a tutti,
gira e rigira finisco sempre a combinare qualche cosa con una zucca. Non è colpa mia!
Oggi a pranzo abbiamo optato per delle polpettine al forno a base di cereali.

Occorrente:
- Una tazza di cous cous
- 3 fettine di zucca
- mezza cipolla
- farina
- farina gialla (quella per polenta) o pangrattato
- sale, pepe, olio, erbe aromatiche.


Metto a bollire in una casseruola l'acqua, una volta calda ci tuffo il cous cous, spengo il fornello e copro.
Intanto spadello rapitamente la cipolla tagliata sottile con la zucca ridotta a tocchetti, aggiungo un pò d'acqua poco per volta (se volete potete sfumare con un pò di vino bianco), aggiustando di sale e pepe.
Una volta che la zucca sarà morbida, la schiaccio con la forchetta e travaso il composto in un contenitore (a raffreddarsi) . Nel frattempo si sarà idratato il cous cous, scolo l'eccedenza d'acqua e lo inglobo nel contenitore con la zucca. Aspetto una decina di minuti in modo da poter lavorare l'impasto con le mani senza cancellarmi le impronte digitali ^-^.
A questo punto amalgamo bene le due parti, assaggio se è abbastanza sapido (si si tutte scuse per spizzicare in continuazione), inglobo le erbe aromatiche (ottimo prezzemolo o rosmarino), un goccino d'olio extravergine e la farina che occorre per avere un impasto manipolabile.
Formo delle palline (la grandezza và a nostra discrezione) e le passo nella farina gialla.
Dispongo la carta forno su una teglia, metto un filo d'olio così l'impanatura a contatto diventerà croccante, adagio sopra le polpettine e inforno a 200°C circa per 5- 10 minuti in modalità grill, giro le polpette dalla parte opposta e lascio gratinare altri 5 minuti.

Questo genere di piatti è ottimo da congelare per avere un primo piatto buonissimo a tempo record. Inutile dire che tutti i cereali sono validi (non solo il cous cous) e altrettanto vale per le verdure.

Dedicato a chi crede che senza uova gli impasti in genere non leghino ^-^




martedì 10 marzo 2015

MARMELLATA DI ZUCCA

marmellata zucca fatta in casa vegan
Buondì!

Ultimo periodo per godersi a pieno la stagionalità di uno dei miei alimenti preferiti : LA ZUCCA.
Iperversatile nel dolce e nel salato, ottima per essere utilizzata dai piatti basici a quelli elaborati.
Mi stuzzicava l'idea di ricavarne una marmellata, considerando la cremosità del frutto già di per sè.
Per prima ho provato questa ricetta, che ha davvero un gusto piacevole ma la trovo più adatta ad accompagnare piatti salati più che una confettura vera e propria.
La settimana scorsa sfogliando un quotidiano della mia città... L'ho trovata... E' LEI!
La condivido con voi poichè è davvero squisita.
Io la uso sulle gallette la mattina, m anche su una crostata penso farebbe faville. Bando alle ciance, ecco la ricetta:

- 1 kg di zucca pelata e tagliata a tocchetti
- 2 arance non trattate
- 1 limone non trattato
- 370 / 400 gr di zucchero di canna grezzo
- 1 bacello di vaniglia
- un pizzico di noce moscata
- acqua

Mettiamo in una casseruola la zucca tagliata a tocchetti, le buccie delle arance e del limone (tagliata con un pelapatate), le arance tagliare a pezzi (meglio se riuscite a togliere la parte bianca che risulta amara), la vaniglia incisa a metà,  la noce moscata e lo zucchero. 
Mescoliamo bene, mettiamo sul fuoco aggiungendo poca acqua in modo da far "sfaldare" la zucca senza rendere il tutto troppo brodoso.  Quando è bella morbida (dopo al massimo 15 minuti), frulliamo col frullatore a immersione, elimimando precedentemente la stecca di vaniglia.
Potete scegliere se eliminare o no le bucce; tutto dipende da quando volete rendere agrumata la vostra confettura.
Aggiungiamo il succo di limone e continuiamo a cuocere per arrivare alla consistenza desiderata.
Riempiamo i vasetti (sterilizzati), e li poniamo a testa in giù fino a quando sono completamente freddi, rigiriamo e controlliamo che non abbiamo perso il vuoto (il tappo non deve fare clik-clak)... Se così è stato riporli in frigorifero e consumare a breve; poco male !



venerdì 6 marzo 2015

TARALLI(NI) PUGLIESI


tarallini pugliesi fatti in casa

Penso che tutti li abbiamo assaggiati, sono buonissimi. Golosi e fragranti.
Li compro da anni e mi sono detta ... Perchè non provare a farli a casa?
Ne ho trovate diverse versioni anche con utilizzo di lievito madre, ma guardando l'etichetta di quelli che compravo il lievito (di birra o madre) non compare tra gli ingrendienti..
 Ho proseguito la ricerca e mi si è aperta questa pagina.
Pura e schietta.
Le uniche cose che ho fatto di diverso sono ridurre i dosaggi (da un kg di farina a 250 gr), aggiungere un goccino di vino in più e aromatizzarli a mio gusto.

Ingredienti:

- 250 gr di farina
- 60 ml di vino bianco
- 50 ml di olio extravergine di oliva
- un pizzicone di sale

- aromi vari ( io ho utilizzato cipolla granulare secca e concentrato di pomodoro + origano)



Impastiamo con le mani la farina, l'olio, il vino e il sale. Andiamo per gradi con i liquidi... Cercando di mantenere le proporzioni anche se occorre qualcosa di più rispetto la ricetta originale. Otterremo un impasto sodo e manipolabile. Ora potremmo anche lasciarlo così, ma perchè non cogliere l'occasione di personalizzarlo e allo stesso tempo complicarci l'esistenza?
Io ho diviso in due il mio impasto: ad una parte ho aggiunto la cipolla (1 cucchiaio circa di cipolla granulare secca) e all'altro due cucchiaini rasi di concentrato di pomodoro e origano.
Lasciamo riposare le pallette ottenute una mezz'ora.
Riprendiamo in mano la "pagnotta" e facciamo dei salamini lunghi, tubolari ... Un pò come si fà per fare i gnocchi. L'impasto tende ad aprirsi e rompersi, ma voi insistente compattando con le dita e ridando la forma tondeggiante; da quello che ho capito è così noioso perchè poi il risultato è fragrante e non secco. In poche parole saremo ripagati della faticaccia.
Tagliamo le striscioline in più segmenti da circa 6-7 cm ognuno e formiamo il tarallo (ovvero un cerchio avendo cura di premere bene con le dita sui punti di congiunzione).
Continuiamo così fino ad esaurire l'impasto.
Mettiamo sul fuoco una pentola d'acqua e portiamo a bollore. Tuffiamo pochi taralli alla volta mescolando delicatamente, attendiamo vengano a galla (proprio come i gnocchi!) e li raccogliamo col mestolo forato adagiandoli su uno strofinaccio.
tarallini pugliesi fatti in casaNel frattempo (tra una tuffata e l'altra) accendiamo il forno a 180-200 °C.
Disponiamo nella teglia (ricoperta con carta forno) i taralli e facciamo cuocere nel ripiano centrale del forno per circa 30- 40 minuti. Controllate di tanto in tanto i taralli dovranno apparire leggermente colorati.




Mangiateli da freddi.

venerdì 27 febbraio 2015

TORTA DI PERE

Ciao a tutti!


Di solito per fare delle torte "base", uso sempre il medesimo imapsto su per giù ; l'altro giorno ho voluto cambiare un pò e ho preso spunto da qui.
E' venuta fuori una torta morbidissima (quasi da mangiare con piattino e forchetta), ottima per colazione o merenda.. Dal sapore bilanciato e non troppo deciso.

Ho utilizzato:

- 130gr di farina integrale
-  40gr di fecola di patate
- 40gr di farina di castagne
- 4 cucchiai di olio di girasole
- 70 gr di zucchero di canna
- 2 pere tagliate a pezzettini
- 4 gr di cremor tartaro
- latte vegetale/succo di frutta
- cacao amaro in polvere
- un pizzico di cannella (facoltativo)
- cioccolato fondente a scaglie (facoltativo)



torta pere vegan no latte burro uovaAmalgamiamo le farine, la fecola, lo zucchero, la cannella, il lievito e il cioccolato. Uniamo l'olio e il latte vegetale (o succo) necessario ad ottenere un impasto morbido.
Io di solito lo lavoro con le mani, ma anche il frullino elettrico fà il suo dovere.
Amalgamiamo delicatamente quasi tutte le pere, girando dolcemente col cucchiaio.

Travasiamo l'impasto in una teglia , precedentemente ricoperta con carta forno, livellare e disporre sulla superficie le pere rimaste.
Inforniamo a 180-200°C per una ventina di minuti nel ripiano centrale del forno.
Prova stecchino obbligatoria ^-^.

Una volta intiepidita spolverate col cacao amaro.






domenica 22 febbraio 2015

RATTI? SI RATTI, NON GATTI



Nuovo post e niente cosmesi, niente riciclo, niente ricetta. Mi auguro un concetto più profondo.

Spesso quando dico che ho dei ratti, le persone si schifano... e fingono di avere capito che io abbia dei gatti, cercando in quella testolina bacata che solo noi umani nel regno animale abbiamo saputo sviluppare, dandosi una spiegazione logica per che cosa diavolo io possa tenermi in casa.(i gatti si che notoriamente sono animali "da compagnia", non certo i ratti).
Venga messo per iscritto che io non ho nessun problema con i gatti, ma loro come esempio mi fanno comodo in questo momento; quindi mi sento autorizzata a citarli.

Ho imparato (come molti altri) a capire e amare queste creature, così diverse da noi e così uguali.

Oggi abbiamo letto una testimonianza, Federica da Roma che alcuni mesi fà ha adottato 5 ratti maschi dal nostro rifuglio, "Gli Ultimi".  Gli stessi ratti che una nipotina particolarmente ben educata aveva mollato come un pacco alla nonna e successivamente quest'ultima ci aveva chiamati dandoci una sorta di ultimatum altrimenti li mollava nel primo corso d'acqua che trovava. Non descrivo neanche come li abbiamo trovati.

Leggendo abbiamo riso, ci siamo inteneriti, ci siamo quasi commossi. Che meravigliosa vita hanno ora i nostri 5 ragazzini, grazie a persone che sanno vedere il buono anche dove il retaggio culturale lo oscura.

Non aggiungo altro, copio e incollo le parole di Federica, e la abbraccio (per ora solo virtualmente) con tutto il cuore.

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Come cominciare. Come descrivere la nostra esperienza, la prima, nonostante una vita tra e per gli animali, con non uno ma cinque rattoni? No, non voglio parlare di noi, delle nostre emozioni. Chi vive con gli animali, percepisce ogni giorno sensazioni delicate e profonde, non ha bisogno di descrizioni da dizionario né di lezioni né di edulcorate semplificazioni romanzate.

In questo momento sto scrivendo al pc e ho tra i tasti una codona penzolante; poco accanto al mouse sento un crocchiare di noccioline americane (qualcuno lascerà i gusci delle arachidi in giro sulla scrivania. Qualcun altro si azzufferà da qui a breve). Sulla spalla sinistra ho un dormiglione baffuto quasi assopito. Ho dovuto distrarli con le noci, altrimenti avrebbero sgambettato sulla testiera coprendo il testo di virgole, punti e consonanti insensate. Ogni tanto li guardo con la coda dell’occhio; cercano di rubare una mela sul tavolo, una mela più grande di loro, trascinandola giù sulla sedia, senza esito. La morderanno direttamente lì, fino a lasciare solo il torsolo. Con l’ananas non ci provano neanche! Con le castagne hanno fatto una strage di gusci questo Natale. Di mandorle non ne parliamo!

Loro, i topastri (non credo gli piacerebbe essere definiti così), si chiamano Dean (si legge Din), Don, Dan, Tatou e Giuseppe. Cinque delinquentissimi roditori. Scalmanati, indisciplinati, divertenti e, a me piace pensarlo, sorridenti.

Giuseppe è il papà, il padre putativo probabilmente, il saggio, lo scaltro. Il grigio, il vecchione, ha circa un anno. Che poi non è più grigio perché a seguito di una breve muta del pelo ha un che di biondo platino. Da pantegana a Barbie. Bah! Giuseppe, Peppone, assaggia per primo i cibi nuovi, li passa ai figli saggiatane la bontà o li tiene per se stesso, se troppo buoni, ingrossando le sue dispense segrete dietro il divano o sotto i libri (dispense poco segrete in verità. Vengono sempre scoperte dai figli!). E’ il primo a uscire dalla gabbia la mattina e la sera. E’ goffo perché ciccione, ha le orecchie a sventola e gli occhi enormi a palla, neri, un po’ ravvicinati. E’ intelligentissimo.
I figli maggiori (di stazza) sono Don e Dean. Dean è cieco, color bianco latte. Forte, ha una massa muscolare da bodybuilder. Barcolla spesso, il nostro caro. Cammina tentoni, crediamo veda solo ombre. E’ prudente e tenero. Esce per ultimo e rientra per primo in gabbia. Dorme a ciambellina. Ha un orecchio mangiucchiato (sinonimo di zuffe?)
Don è un bullo. Ha una striscia grigia sul dorso. Sembra uno scoiattolo. Schiaffeggia per un nonnulla i fratelli (ma non il padre). E’ vorace (è un’idrovora, ha cercato di mangiare pure una spugna, ha aperto un barattolo di vetro, spinto giù dalla mensola un pacco di crostatine, poi chiaramente pappate), costruisce case di design; raccoglie carta, tessuti, noci e realizza abitazioni di qualsivoglia fattezza. A piramide, rotonde, mono o bilocali. Sta ore a progettare.
Dan è sensibile, bianco come Dean ma col musetto grigio. E’ tenero. Morbido. Vorrebbe stare sempre in braccio. Sbaciucchia i nostri cani, noi, i fratelli. Ci segue ovunque.
E poi c’è Tatou, il nanetto. Il gemello di Don ma in miniatura. E’ uno scricciolo, non cresce tanto. E’ leggerissimo, dolce e monello. E’ una scheggia, salta e gioca sempre. Ruba cioccolatini, spaghetti crudi (e cotti), si è infilato in un tubo di carta di Scottex senza riuscire a uscirne (ce ne siamo accorti perché notavamo un tubo indemoniato rotolare per la casa). Gli piace stare sulla testa mentre mangiamo. Tatou è la mascotte di casa. E’ indemoniato ma così piccolo da suscitare tenerezza in chiunque.

Corrono per casa (abbiamo coniato il termine Giuseppiadi per descrivere le loro competizioni di 50 cm di scatto o del circuito cucina), si arrampicano sui tubi dell’acqua calda scendendo poi a mo’ di vigili del fuoco sul tubo (o ineleganti ballerine di lapdance, se preferite), inseguono uno dei nostri cagnoloni (il lupetto) per le stanze, cercano di conquistare la vetta della sua testa o coda ogni sera. Mangiano incessantemente, entrano nel frigo, abbiamo trovato Tatou nel frullatore, saltano da terra alla piastra di cottura con zompi elastici come fossero di gomma. Fanno salti in lungo tra il tetto della loro gabbia al tavolo da pranzo (Giuseppe fallisce sempre, a metà volo casca a piombo sul pavimento).

Poi, si stancano, come cuccioli, e si addormentano sulle nostre gambe. Per svegliarsi dopo un’oretta e ricominciare.

Dean, Don, Dan, Tatou e Giuseppe sono non mangiatori di altri animali, come me, Paolo e tutti i componenti della nostra famiglia allargata (si dice vegan ma non mi piace questo termine). Si cibano di frutta (amano il melone, gliene tagliamo fettine tipo fetta di anguria in miniatura), la verdura a foglia verde, i cereali da colazione, adorano le nocciole, le patatine fritte (cerchiamo di dargliene poche), le crostate e i panettoni. Il radicchio, i pomodorini, i peperoni. Le patate al forno o bollite o in qualunque altra maniera. A volte ci tirano dietro i cibi che non amano (le zucchine e, qualche volta i fagiolini)! Oppure ci guardano esterrefatti su due zampe tipo ma che ci dai? Sei impazzita? Tira fuori le patatine! E poi, amano scricchiolare la pasta cruda, i ceci, il miglio.

Adoro le loro manine. Stringono il cibo come noi, tra le dita; si siedono e sgranocchiano. Fanno il bagnetto nella ciotolona dei cani, usano la lettiera! Sono intelligenti, pazienti e osservatori. Sono affettuosi. Simili ma diversi a cani e gatti di casa. Vogliono stare vicino a noi ma sono anche indipendenti. Desiderano il contatto fisico e studiano i nostri movimenti, le nostre abitudini. L’uno diverso dall’altro.

I ratti non piacciono. I nostri colleghi, i nostri amici, ci ascoltavano inorriditi all’inizio. Topi in casa? Oggi, ci chiedono foto e video dei cinque. Ci chiedono di venirci a trovare con i loro figli per conoscere Giuseppe il grigio. E’ una questione di approccio culturale (che parolone!), come per tante altre faccende. Di preconcetto. Ci si convince che i ratti siano sporchi ma in pochi hanno avuto il piacere di osservare un bagnetto-tipo di un topone. Si lavano con attenzione, si lisciano il pelo, si aiutano a vicenda a pulirsi. Sporchi, pensano i più! Che sciocchezze. Ma occorre mostrare, insegnare per sradicare una banale concezione.

Dean, Don, Dan Tatou e Giuseppe sono questo e tanto altro. Sono la pienezza dei nostri giorni, le risate più fragorose della serata. Sono buffi, irriverenti e gentili. Sono un dono. Un regalo del quale siamo grati di cuore a Gianluca e a chi, con lui, dedica tempo, energie e spende sacrificio per garantire una degna e giusta esistenza agli Ultimi.

Buona vita,

Federica